Questa è la nostra famiglia
Questa è la nostra
Una grande famiglia
Fuoco inesausto
Che scalda e ristora
L’amore suo
non ha frontiere
Accoglie tutti
E nulla mai chiede
Nata dal cuore
Di un grande uomo
Aiuta noi figli
Ad aprire le ali
A cogliere il sogno
Che porti a volare
Come sorgente
Rinfranca e disseta
La nostra casa
Conforta ed acqueta
Ci guida per mano
Lungo il cammino
A trovare il sorriso
Ad amare la vita.
Questa è la nostra
Una grande famiglia
Fuoco inesausto
Che scalda e ristora
L’amore suo
Non ha frontiere
Accoglie tutti
E nulla mai chiede.

Padre,
sei la montagna
che ascendere vorrei
la luce ferma
che illumina il cammino
la quercia annosa
il tronco che sostiene
l’amica ombra
che placa le mie pene.
Padre,
sei tu il compagno
nei giochi dei miei figli
complice amico
di tante marachelle
corsaro audace
nei sogni di avventura
gigante buono
dal cuore di bambino.
Padre,
sei la montagna
che ascendere vorrei!

A mia madre
Di te ricordo il candido bucato
dal buon profumo di sapore antic
e la lisciva che spargeva intorno
la calda sua fragranza di pulito.
Ricordo il mio giardino dell’infanzia,
il sole che giocava a rimpiattino,
vicino al muro c’erano le rose,
cantava nel suo nido l’uccellino.
Cantava … e tu cantavi una canzone
languida e dolce, piena di malia.
Col canto rallegravi il tuo lavoro …
Com’eri bella … Eri mamma mia!...
Al sole sciorinavi il tuo bucato,
all’ombra del gran gelso lo piegavi.
Nei panni che crocchiavano di fresco
scaglie di luce e sole conservavi!
Io ti guardavo ed ero intimorita.
Di incanto piena e piena di magia
uscita tu sembravi dal mio libro
lasciato aperto sulla scrivania.
Nelle fiabe del libro sei tornata.
Quanto mi manchi dolce amica mia!
Sommesso e silenzioso il pianto scende …
Com’eri bella … Eri mamma mia!

Torna a cantarmi il dolce canto
Torna a cantarmi, mamma, il dolce canto
Il canto dolce della culla mia...
- Io ti farò di rose e perle un manto
dormi tranquilla, dormi, bimba mia...-
Fammi dormire, mamma, mentre canti…
Fammi dormire mentre cuci il manto,
quel manto pieno di perle e diamanti
Fammi dormire, mamma, in quell’incanto!
Ho freddo dentro il cuore, sono stanca...
Riportami ai miei sogni di bambina.
Voglio fermarmi e riascoltare il canto
quand’ero principessa e tu regina.
Quel manto, mamma, non me l’hai più dato
Eppure, ovunque l’ho cercato invano...
Lo cuci ancora al suono del tuo canto
lì nelle fiabe dove sei tornata?
Riscaldami in quel manto mentre dormo,
avvolgimi nei sogni di bambina.
Il cuore mio s’acquieterà e al tuo canto
riprenderà con lena il suo cammino.

A Luigi
Te ne sei andato…
Tu ed io,
due tronchi di un’unica pianta
intrecciati tra loro.
Di me è rimasta
La torsione dolorosa
sull’abisso di un vuoto senza vita.
Se tu venissi
e mi prendessi per mano
e mi dicessi
vieni!...
io ti direi
vengo!
Mi chiedi
- vuoi qualcosa mamma?... –
Sì, qualcosa io vorrei
ma tu non puoi capire.
Prima che si spenga
l’eco delle fiabe
qualcosa io vorrei…
Vorrei morire!
È la storia di un fiore
reciso dal vento…
Era bello quel fiore…
Era bello!
Sul tenero stelo
la fresca corolla
al cielo tendeva…
Guardava nel sole,
sognava la vita,
sognava l’amore
E’ la storia di …..
Guardava in alto.
Quell’alba era bella
inondata di luce
allegra di voli…
Amava la vita…
Amava l’amore.
E’ la storia…
Un fremito d’ali
sentiva nel petto.
Il cuore batteva…
Tremava lo stelo.
Il fiore non seppe
se fosse l’amore
È la storia di…
E venne il vento,
crudele, improvviso…
Piegò la corolla,
recise lo stelo.
Non vide il sole
quel povero fiore
E’ la storia di…
E venne il solema
il fiore non c’era…
C’era una lacrima,
un’ala tarpata…
Senza quel fiore
il cielo piangeva
Dove stai, pulcino mio?
- Sto nell’aia e gioco anch’io –
Come giochi, amore mio?
- Faccio un salto e un pigolìo -
Fai un salto?!... fallo orsù
…Fa’ vedere… come fai tu?
- Ecco fatto il mio saltello…
Che ne dici… non è bello? -
Tanto bello, amore mio,
Fammi orsù un pigolio
- Vuoi sentirlo?... Pio…pio…
Ecco questo è il canto mio -
Perché canti, perché salti
In quest’aia, insieme a tanti?
-Son felice d’esser nato
Da voi tutti tanto amato –
Chi è la mia maestra?
La mia maestra è un sorriso,
una carezza,
uno sguardo dolce,
un dolce rimprovero,
un atteggiamento severo,
tradito dall’ansia,
una punizione a mezz’aria,
un cuore trepidante,
un nido caldo d’amore
con mille pagliuzze
di sapienza e di bontà.
Chi è la mia maestra?
È luce che mi illumina il cammino,
la grande amica che mi dice:
- su, coraggio… ancora un po’, piccino… -
Dammi la mano… Ascolta…
Voglio contarti di quand’ero bimba.
Col cuore anelo e tanta meraviglia
sognavo ad occhi aperti in quel mattino,
rubavo al sole le sue spighe d’oro
a tutti i fiori perle di rugiada
per farne lo spartito della vita.
Rubavo effluvi ad ogni lieve brezza
per dare senso e vita ai sogni miei.
In questa tarda ora vespertina
inseguo ancora, eterna vagabonda,
anche quei sogni miei portati via
da dolci note d’un lontano canto
che mi commuove e intenerisce ancora.
Adesso questa vecchia capricciosa
testarda ancor non molla e sai perché?
Perché il sole che cala in questa sera
è quello che brillava stamattina
e questo cuore che qui dentro batte
è lo stesso di quando ero bambina.
Poeta folle e folle sognatore
raccoglie ancora perle di rugiada,
raggi di luce e palpiti dal cielo,
effluvi dolci della primavera.
Raccoglie ancora schegge d’infinito
per dare luce e vita alla sua sera.
A Lucia
Allora che il cuore torna ai ricordi
si volge a te grato, donna Lucia.
Non lo sapevi, ma adesso lo dico,
padrona tu eri di casa mia.
Non c’era giorno, momento, occasione
che tu invocata non fossi a ragione.
Se negli armadi mancava qualcosa
nella cartella, a scuola, in cucina,
mio figlio diceva: ci vuole Lucia,
mia figlia aggiungeva: su corri fa’ in fretta.
Io ti confesso, signora Lucia,
tu mi irritavi perché nel bisogno
per loro tu eri il solo rifugio.
Adesso che gli anni sono passati
sai cosa dico alla bella brigata?
È stata dura, ragazzi, è passata…
ma per fortuna che c’era Lucia.
Io mi ricordo il trambusto per casa
quand’uno piangeva e voleva qualcosa,
l’altro chiedeva quaderni e colori
e chi voleva le calze e i bottoni …
c’era da fare i regali a Natale,
comprare i vestiti per carnevale…
che grande fatica, madonna mia!
ma per fortuna che c’eri, Lucia.
Ancora adesso che sono da sola
e i figli, cresciuti, non sono più a casa,
quando mi manca o non trovo qualcosa
risento ancora la voce che dice:
su sbrigati, corri… e va’ da Lucia.
Sorrido e ripenso ai giorni passati,
quando annotavo sul foglio di carta
quel poco e quel tanto che mi mancava.
Sul foglio vuoto quest’oggi ti scrivo:
Grazie, sì grazie, signora Lucia.